Una fiaba esoterica illustrata di Giovanni Pelosini-Santini del Prete
Le gesta e i viaggi dei ferrovier io canto,
che furon tosto da magia stregati
a correr sul Sentiero dell’incanto
in ventidue stazioni affascinati.
Capitolo I
Oddio, per la verità, oggi mi è difficile dire quando “cominciò” la storia. Una storia ciclica, per principio, non “comincia” in nessun punto preciso. O meglio, può cominciare da qualunque punto, o da nessuno.
Beh, allora forse possiamo farla iniziare proprio dall’incontro col Mago.
I due ferrovieri si presentarono, con le loro divise perfettamente in ordine, all’ora stabilita alla casa del Mago, che era isolata, come è normale che sia.
Si avvicinarono al portone in legno di noce.
“Toc toc” fece il battente, proprio come nelle fiabe che mi raccontava il nonno minatore, pensò Santini. Del Prete intanto si guardava intorno con aria apparentemente distratta, ma in realtà era attento ai profumi e ai colori della campagna.
“Buongiorno, avete portato la spada?” chiese a bruciapelo il Mago spalancando il portone.
“No, era proprio necessario?” azzardò Santini.
“No, la spada non l’abbiamo trovata …” si scusò Del Prete.
“Ah, ma allora non sapete niente dell’alchimista sul cammino di Santiago?” li incalzò il Mago. “E magari non conoscete neanche il Maestro Jodorowsky!”
“Siamo ferrovieri” rispose con dignità Del Prete.
La risposta dovette sembrare sufficiente perché il Mago non disse altro. Li fece entrare in un salone e, senza aggiungere parola, sistemò rapidamente sul tavolo alcuni oggetti: una candela accesa, una spada, una grossa pietra di forma fallica e un calice pieno d’acqua.
I ferrovieri erano perplessi.
Il Mago invece sembrava deciso.
“Allora, se davvero volete iniziare a percorrere il Sentiero, questo è il momento di riconoscere che ciò che è in alto corrisponde a ciò che è in basso, che quattro Elementi si muovono inconsapevolmente nello Spazio secondo le Leggi della Materia e che ventidue percorsi formano la Grande Ragnatela. Una volta iniziato il Sentiero, nessuno potrà dirvi che strada troverete di fronte a voi: molti hanno scoperto meraviglie, altri si sono persi e vagano ancora senza speranza nel Metamondo. Nessuno però è mai tornato indietro ...”.
Il silenzio dei ferrovieri fu inteso come un assenso. Il Mago li abbracciò, li benedisse e li congedò con precise indicazioni per raggiungere l’Antico Tempio. Aggiunse istruzioni precise e regole di comportamento utili che i Santini del Prete annotarono scrupolosamente nella loro memoria: il successo dell’impresa sarebbe dipeso anche da certi dettagli.